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Filter Bubbles: Cosa sono e perché rappresentano un rischio per la nostra società

di Sherije Kjamili


Avete mai notato come la maggior parte degli articoli che leggete sembrano confermare la vostra opinione? Si tratta di un caso oppure la maggior parte delle persone nel mondo la pensa esattamente come voi?


Ciò di cui oggi vogliamo parlare è il fenomeno delle "filter bubbles" - in italiano bolle di filtraggio -, ovvero di un fenomeno che negli ultimi tempi è divenuto allarmante.

Il concetto di bolla di filtraggio è abbastanza complesso, ma cercheremo di renderlo semplice.


Nel 2011 un certo Eli Parisier - definito sicuramente nerd dalla sua cerchia di amici

- decide di dedicarsi alla stesura di un libro intitolato: "Il filtro. Quello che internet ci nasconde". In questo libro Parisier critica aspramente il grado di personalizzazione delle informazioni su internet.

Ora, lungi dal voler riassumere più di 200 pagine di sudore e devozione, vi consigliamo spassionatamente la lettura di questo libro. Ma, volendo anticiparvi in parte quello che vi troverete, vi diciamo che Parisier denuncia che da dieci anni a questa parte il sistema di personalizzazione passa attraverso i risultati di ricerca e quindi, ogni volta che un utente effettua una ricerca online, le informazioni vengono utilizzate per offrire successivamente risultati ad hoc.


Fermiamoci un attimo. Ragioniamo insieme: se è vero che la diversità di opinioni sta alla base dei dibattiti democratici, allora perché le cose sembrano volgere in senso opposto?

La risposta, col senno del poi, risulta evidente ed ovvia.


A seguito delle elezioni presidenziali Statunitensi del 2016, inizia a dilagare questo fenomeno che, con il tempo, è sembrato così pericoloso da essere classificato dagli addetti ai lavori, come dannoso per le migliaia di utenti che ogni giorno accedono ai social network. Sicuramente un problema da non sottovalutare poiché, come abbiamo affermato, potrebbe avere risultati negativi per tutta la società.


Facciamo un tentativo, proviamoci: chiudiamo gli occhi e pensiamo di trovarci all'interno di una bolla, rinchiusi, senza possibilità di confronto con il mondo esterno. Come vi sentite?

Noi abbiamo percepito un brivido sulla schiena, tentando di fuggire da questa esperienza poco piacevole. Ma per quanto si provi a fuggire il risultato è quasi sempre un senso di alienazione che finisce per proiettare il proprio pensiero anche ad altri.

A proposito, state ancora leggendo? Allora so già che vi starete chiedendo chi è che genera queste bolle. Tranquilli, sicuramente non un intrattenitore, ma il discorso non è affatto ovvio e banale come sembra. Troppo semplice affibbiare tutte le colpe ai grandi colossi e proprio per questo Parisier sostiene: " [...] da un lato tutti tendono a cercare conferme della propria opinione mentre dall'altro le nuovetecnologie sono concepite per rendere la navigazione il più piacevole possibile e non per creare dibattiti intellettuali [...].ma se ne può uscire, attraverso delle teniche mirate".

E per coloro che hanno dimistichezza con l'inglese, ecco qui un interssante e breve video della BBC che spiega quali strategie possiamo utilizzare per uscire dalle nostre bolle di filtraggio.


"È proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarla da un'altra prospettiva. Anche se può sembrarvi sciocco o assurdo, ci dovete provare" L'attimo fuggente
"Non v’è forse cosa umana che non paia, se guardata da un lato, assurda; se guardata da un altro, ragionevole". Arturo Graf

 

Il sostegno della Commissione europea alla produzione di questa pubblicazione non costituisce un'approvazione del contenuto, che riflette esclusivamente il punto di vista degli autori, e la Commissione non può essere ritenuta responsabile per l'uso che può essere fatto delle informazioni ivi contenute.

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