di Sherije Kjamili
Nell’epoca della post verità e delle Fake News in cui Istituzioni, giganti della comunicazione e social network dibattono sul significato del concetto di verità, molto spesso sono anche gli intellettuali che ci forniscono le direttive per difenderci dalle deviazioni del mondo. Le Fake News, come ampiamente sostenuto nei post precedenti, rappresentano probabilmente la deviazione più pericolosa per il nostro pensiero critico.
Nel corso sei secoli sono stati molti gli scrittori, intellettuali, psicologi sociali e sociolinguisti che ci hanno messo in guardia da questo pericolo e che, oggi, rappresenta a tutto tondo uno tra i principali problemi della nostra società. Uno tra i massimi studiosi, considerato il luminare più importante dei nostri tempi, è indubbiamente Umberto Eco, che ha saputo affrontare discorsi ben lontani dalla sua formazione con notevole senso critico, non risparmiando di certo la sua scaltra ironia. Il semiologo era solito scrivere alcuni appunti di attualità nella rubrica periodica che teneva nell’Espresso dal 1985, sotto il titolo di La Bustina di Minerva, tutte queste bustine sono state poi raccolte e inserite nel libro: Pape Sàtan Aleppe: Cronache di una Società Liquida. - 2015 (Cfr con C.Benvenuto, Vita, Ed.Nuova Universale Einaudi, a cura di G.D.Bonino, 1973, libro II, Cap. 27;
se siete curiosi di sapere l’analisi del verso Dantesco ripreso da Umberto Eco nell’Intitolazione del libro), citazione Dantesca che non ha alcun tipo di significato concreto e dunque abbastanza liquida per caratterizzare la confusione dei nostri tempi.
Crisi di valori, ideologie, mancanza di pensiero critico e difficoltà a riconoscere quale tra le molte notizie proposte sia quella veritiera, la razionalità che inizia ad essere messa in discussione, individualismo accentuato, sono alcune tra le tematiche che il grande scrittore ha saputo egregiamente raccogliere nel corso degli anni, dove non si è esentato dal voler affrontare anche il discorso relativo alle Fake News. Un intenso grido d’allarme contro il pericolo di persone che affermano stupidaggini e che potrebbero rappresentare, metaforicamente, il Sàtan Dantesco – come sostenuto precedentemente, citazione Dantesca relativa alla prima terzina del VII Canto dell’inferno - che non vogliamo allontanare ma accogliere, ascoltare ed educare al pensiero critico attraverso contesti inclusivi.
Ma se il mondo del digitale è complesso e conosce dinamiche a molti sconosciute, ciò non toglie che l’eccellente duttilissimo di grandi intellettuali, con lungimiranza e consapevolezza, non possa permettere ad essi di suggerire soluzioni efficaci per poter riconoscere le bufale che circolano con una velocita spropositata. Entriamo nel vivo del discorso leggendo dalle parole del semiologo alcune soluzioni valide:
Ammettendo che su sette miliardi di abitanti ci sia una dose inevitabile di imbecilli, moltissimi di costoro una volta comunicavano le loro farneticazioni agli intimi o agli amici al bar – e così le loro opinioni rimanevano limitate a una cerchia ristretta. Ora, una consistente quantità di queste persone ha la possibilità di esprimere le proprie opinioni sui social network. Pertanto queste opinioni raggiungono udienze altissime, e si confondono con tante altre espresse da persone ragionevoli. […] un utente normale della rete dovrebbe essere in grado di distinguere idee sconnesse da idee ben articolate, ma non è sempre detto, e qui sorge il problema del filtraggio, che non riguarda solo le opinioni espresse nei vari blog o via Twitter, ma è questione drammaticamente urgente per tutti i siti web, dove si possono trovare sia cose attendibili e utilissime, sia vaneggiamenti di ogni genere, denunce di complottisti inesistenti, negazionismi, razzismi, o anche solo notizie culturalmente false, imprecise, abborracciate. (U.Eco, Pape Sàtan Aleppe, Cronache di una società liquida, Ed.La Nave di Teseo, Collana I fari, 2016, p.236)
Ma da ciò che ci fa comprendere lo scrittore, il problema del filtraggio è così complesso che sostiene:
Ciascuno di noi è capace di filtrare quando consulta siti che riguardano temi di sua competenza, ma io per esempio proverei imbarazzo a stabilire se uno sito sulla teoria delle stringhe mi dica cose corrette o meno. (Ibidem.)
Ma una soluzione c’è e il critico la propone senza mezzi termini:
I giornali, sono spesso succubi della rete, perché raccolgono notizie e talora leggende, dando quindi voce al loro maggiore concorrente, e facendolo sono sempre in ritardo su internet. Dovrebbero invece dedicare almeno due pagine ogni giorno all’analisi dei siti web, indicando quelli virtuosi e segnalando quelli che veicolano bufale o imprecisioni. Sarebbe un immenso servizio reso al pubblico e forse anche un motivo per cui molti navigatori in rete, che hanno iniziato a snobbare i giornali, tornino a scorrerli ogni giorno. (Ivi, p.240)
Insomma, di soluzioni ce ne sono molte e variegate. Semplici, senza dover intraprendere percorsi intricati, basterebbe la lettura e la conoscenza come paradigmi da profanare, fondamentali rispetto alla rapidità delle informazioni che corrono sul web.
Bisognerebbe custodire, studiare e fare una analisi critica, altrimenti diventeremmo vittime del narcisismo solipsistico e di quello digitale.
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