di Loreta Pasquarelli
In un mondo globalizzato che porta in tavola alimenti coltivati spesso in luoghi molto distanti da noi, quanti hanno mai visto il fiore o la pianta dell’arachide? O hanno mai visto produrne l’olio?
Oggi vi porto in Senegal, a Koar.
Nel video Mama Coumba, mia suocera, chiama il Vento "Suleymani Suleymani Suleymani".
Suleiman, nella tradizione araba, è colui che tutto controlla - gli esseri viventi e non viventi, le forze tangibili e non, siano esse benevole siano esse "jinn".
E così il Vento la aiuta a dividere i grani dalla pula. E il raccolto delle arachidi, benedetto e protetto, sarà prospero e gentile. Sfamerà la famiglia, ne permetterà una piccola vendita e con gli scarti delle bucce Mama Coumba produrrà il sapone per tutta la famiglia!
Se da un lato tutto ciò mi spinge ad innamorarmi sempre più delle tradizioni popolari e a rimanere sorpresa dalla profondità dei gesti, dall'altra parte provo a conoscere di più questo "sfizioso" frutto secco che ha giocato e svolge tuttora un ruolo fondamentale nella storia e nell’economia del Senegal. Perché mangiar “bene” ed in modo eticamente corretto significa anche conoscere la storia degli alimenti e di chi li produce.
La semina inizia con la stagione delle piogge.
E quando questa termina, è il momento della raccolta.
Mama Coumba si occupa di preparare i campi prima della semina, togliere le erbacce, seminare. E quando è il momento del raccolto e di sgusciare le arachidi, chiama a riunirsi figli e nipoti.
E come in una grande festa si collabora e si condivide. Prima ancora del momento più bello, quello in cui vengono frantumate, diventando base di alcuni piatti giornalieri.
Ma questo ciclo produttivo, ristretto alla famiglia, non coincide con quello delle monocolture imposte - dagli anni della colonizzazione francese. Infatti, in Senegal la maggior parte delle arachidi viene esportata per il consumo o per fabbricare il burro o l’olio di arachidi, destinato alla vendita del mercato europeo e internazionale. Così come succede per il caffè e il cacao in altri Paesi dell’Africa Orientale.
Così facendo, i terreni in questione si impoveriscono a causa della coltivazione intensiva di un solo prodotto e i destini di milioni di contadini sono legati al pazzo mercato economico estero. Inutile parlare delle drammatiche conseguenze tradotte in povertà della popolazione coinvolta. O peggio, dell’illegale consenziente sfruttamento lavorativo di bambini e bambine.
E voi, conoscete la storia dell’arachide? Avete mai visto il fiore o il frutto? Avete mai visto produrne l'olio?
Pensiamoci quando al nostro prossimo aperitivo gusteremo il salato processo produttivo arrivato a noi dalle lontane monoculture imposte dal colonialismo e le relative conseguenze!
Pensiamoci in questi generosi giorni di feste in cui riempiremo cesti e calze di cioccolato e frutta secca.
Da dove viene tutto ciò? Chi c’è dietro il processo produttivo? Il suo prezzo è davvero equo...e solidale? La Terra è davvero rispettata e protetta? Consumo o scelgo?
Pensiamo al vero galateo da dover rispettare a tavola: buone maniere o buone pratiche?
Un ringraziamento speciale a Mama Coumba che mi ha permesso di condividere con il Mondo un pezzo della sua vita!
Link e approfondimenti:
Senagal: https://www.progettodiritti.it/laltro-volto-della-crescita-disuguaglianza-e-migrazioni-in-senegal/
Mercato equo e solidale: https://www.altromercato.it/
Child labour - The dark side of chocolate
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